Il Graal in Britannia

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Questa è una delle storie a me più care…

Si dice che Giuseppe di Arimatea (zio di Gesù e ricco commerciante) a volte nei suoi viaggi portasse con sé il piccolo Gesù, arrivando fino all’Inghilterra.

Dopo la crocifissione, essendosi Giuseppe trovato in possesso del calice dell’ultima cena e avendo raccolto delle gocce di sangue di Gesù nella coppa, tornò in Inghilterra per nasconderla e custodirla (un’altra versione della leggenda dice che, durante l’incarcerazione di Giuseppe avvenuta perché aveva preso le difese di Gesù, quest’ultimo gli era apparso con in mano calice dell’ultima cena e gli aveva chiesto di portarlo in un luogo sicuro).

Giunto nel Somerset, Giuseppe seppellì la coppa ai piedi del Glastonbury Tor, nel punto in cui si credeva ci fosse l’ingresso per l’Altro Mondo. Lì nacque una sorgente, che ancora oggi esiste e fluisce nei meravigliosi Chalice Well Gardens (i giardini del pozzo del calice). L’acqua è rossa per via del ferro che contiene, ma a un livello più profondo simboleggia il vino e il sangue di Cristo (questa “sorgente rossa” è accompagnata poco lontano dalla “sorgente bianca”, ricca di calcite).

Tornando a Giuseppe, dopo aver seppellito il calice ottenne della terra per costruire una chiesa nei pressi del Tor (alcuni parlano di 12 pezzi di terra in riconoscimento delle 12 persone che accompagnarono Giuseppe in Inghilterra e, ovviamente, dei 12 apostoli.

Circa 500 anni dopo arrivò il regno di Artù. I più puri tra i suoi cavalieri della Tavola Rotonda ebbero una visione della sacra coppa, che sin dal medioevo è conosciuta come il Santo Graal.

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