Aprire le Nebbie di Avalon

io nebbie feisoglio TAGLIATA

Rimase immobile nella tensione della magia, poi protese le braccia sopra la testa, con le palme rivolte al cielo, e le riabbassò all’improvviso. A quel gesto le nebbie scesero, la visione della chiesa e dell’Isola dei Preti scomparve. La barca avanzò nella nebbia impenetrabile, scura come la notte. (…) E poi, come una tenda scostata, la nebbia sparì. Davanti a loro stava una distesa d’acqua assolata e una riva verdeggiante. (…) Lungo la riva crescevano i meli e le grandi querce con i rami carichi di vischio.”

(Le Nebbie di Avalon, Marion Zimmer Bradley)

È ormai incisa nell’immaginario comune l’immagine di Morgana che, nel libro (e successivamente nella miniserie) Le Nebbie di Avalon, apre le nebbie che separano Glastonbury dall’isola di Avalon.

La sacerdotessa, dissipando le nebbie, rende visibile l’invisibile, ma solo a chi è pronto per accogliere quest’ultimo, per chi è pronto a spogliarsi dei veli dell’illusione che l’avvolgono.

Le nebbie separano il mondo materiale da quello spirituale, la Città di vetro da Avalon… rappresentano l’oblio in cui abbiamo fatto cadere Avalon, perché nei secoli la dea è stata allontanata e dimenticata, e in questo oblio è sprofondato il divino femminile che però si trova sempre dentro di noi.

Se vogliamo far riemergere l’isola di Avalon, è necessario dunque fendere il velo dell’illusione che non ci permette di vedere chiaramente, è necessario aprire le nebbie.

Come scrive Jhenah Telyndru, “di fronte alle nebbie dell’illusione, dobbiamo trovare la parola che sia in grado di aprirle, dare un nome all’elemento vitale alla radice della nostra illusione. Conferendogli un nome, liberiamo noi stesse e solleviamo il velo dell’ombra affinché il nostro viaggio verso l’interezza possa continuare”.

La sacerdotessa di Avalon per diradare le nebbie infatti pronuncia delle parole specifiche. Quali sono le nostre? Quando le troviamo, possiamo sollevare i veli e vedere le cose per come sono realmente.

Il lago sotto la barca rappresenta l’inconscio, in cui dobbiamo immergerci per trovare la verità. Le paure e le limitazioni che abbiamo imparato a considerare insuperabili fanno parte delle nebbie che oscurano la nostra visuale e non ci permettono di liberare il nostro autentico Sé. Ma solo entrando dentro di noi possiamo attraversare il lago e arrivare ad Avalon ed entrare nei regni dell’anima. Non possiamo, né dovremmo, buttarci ciecamente nel buio, ma, coi nostri tempi, possiamo sforzarci di uscire dalla nostra zona di comfort per rompere i nostri limiti e liberarci dai veli.

Quali sono le tue parole per aprire le nebbie?

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